Negli ultimi 50 anni, l’industria della moda, lo sviluppo digitale e il progresso scientifico nel settore della cosmesi, hanno trasformato l’idea del bello. Il nesso bellezza-verità-intelletto è sparito del tutto: la bellezza, con il suo vocabolario privo di imperfezioni, è permeata soltanto dalla forma e non è più il prodotto della creatività dell’uomo.
I fotografi di moda fermano l’attimo per consegnarci esseri perfettamente belli, di una bellezza satura e priva di fragilità. Ma l’attimo, per bello che sia, non si ferma mai.
Donna Trope e Marilyn Minter sono due famose fotografe d’arte e di moda che hanno saputo liberarsi di questi vincoli insopportabili. Per entrambe, la bellezza resta un attimo fuggente dove anche l’imperfezione, il difetto e l’eccesso servono a conferire nuove ed interessanti sfumature. Le due fotografe smascherano gli espedienti dell’apparire: Donna Trope ritraendo donne stupende mentre si infliggono interventi chirurgici, Marilyn Minter dipingendo parti di viso quasi irriconoscibili per l’eccesso di make-up descritto come una maschera d’ipocrisia.
Durante questo mese, tre tabelloni giganteschi espongono per le vie di Manhattan le opere di Marilyn Minter. Ritraggono “momenti in cui tutto va male”: modelli che sudano, sandali gioiello che calpestano fango, denti di una modella macchiati dal rossetto.
Le immagini sono emblematicamente grottesche, si sottraggono dal gioco dell’omologazione e pongono l’accento su ciò che è interessante.
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