Le riviste straniere lo hanno chiamato l’effetto poverino, usando il termine italiano come si conviene alla definizione di una sfilata per l’appunto tutta italiana. L’anno scorso era stata Prada a meritarselo, portando in passerella una collezione stropicciata e strapazzata; adesso è il turno di Fendi che tralascia effetti posticci e sceglie tessuti che appaiono stressati e rovinati per capi che nei modelli e nei particolari contraddicono apertamente l’aspetto dimesso delle texture: bordi sfilacciati, finiture a effetto impolverato, trame vagamente consunte. Sì, ma in cashmere, sete, pelliccia, mohair. Il lusso che si fa barbone.
Foto da Style.it
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