Alla crisi si reagisce in molti modi, ma sono essenzialmente due le direzioni cardine: si taglia il budget e si sceglie il minimalismo, specchio dell’austerity, o si taglia il budget e si sfida il minimalismo. È la via percorsa da Marc Jacobs che porta in passerella abiti degni della più brillante ispirazione ai decenni passati, in cui la New York scintillante a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta era una metropoli ottimista, piena di vita, club, musica, gioia di vivere.
Gli abiti riflettevano quella gioia, improntati al mix and match più fantasioso, con spalle enormi, volumi piccoli alternati a cotonature dalle impressionanti altezze. È tutto questo che Jacobs ripesca, reinterpreta e ripropone sul catwalk newyorchese, un inno ai ricordi di gioventù, specie adesso che si è trasferito definitivamente a Parigi per meglio seguire la direzione artistica di Louis Vuitton.
E proprio nel segno di quella spregiudicata fantasia di cui Sprouse ha dato prova con i suoi graffiti, ospitati sul più blasonato monogramma del mondo della moda, la passerella di Marc Jacobs è tutto un fiorire di eccessi, talvolta ben mixati e altre volte esagerati ma non per questo meno convincenti.
Foto da Style.com
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