Sulla passerella di Givenchy per la primavera estate 2020 immaginata da Clare Waight Keller sfila un vero e proprio dialogo tra il minimalismo spinto degli anni Novanta e l’esuberanza esagerata degli anni Ottanta. Tutto a cavallo tra New York e Parigi, due luoghi chiave per la formazione stilistica della designer.
Le giacche sono tutte slim, allungate nelle linee, e a volte l’orlo le fa somigliare più a spolverini. Inoltre sono spesso senza maniche. Altrettanto spesso si portano a sorpresa con i bermuda. Il risultato è un apparente rigore subito smentito dall’apparizione di abiti floreali, plissé, silhouette voluminose.
Le gonne longuette sono in satin, in pelle o in denim scolorito e si portano con top essenziali a fascia nello stesso tessuto o con camicie molto più ricche di piccoli orpelli ultra-femminili, secondo i casi. O l’umore.
Una nota eco-friendly: il denim è effettivamente proveniente dagli anni 90, sempre riciclato, “per un futuro più consapevole” spiega la stilista nelle note della sfilata. Piccoli segnali ma in crescita che indicano una nuova direzione. Brava Clare.
Foto da Vogue
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