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Fashion Revolution Week: chi ha fatto i miei vestiti?

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Questa settimana, e fino al prossimo 24 Aprile, torna alla ribalta la Fashion Revolution Week che in tutto il mondo porta all’attenzione una riflessione importante sulla moda etica. Se molti stilisti e diversi marchi del low cost sono da anni impegnati in prima linea, molto c’è ancora da fare riguardo ad un approccio più sostenibile, che rispetti non solo l’ambiente ma anche i diritti delle persone.

Quest’anno la campagna internazionale promossa dalla Fashion Revolution Week ruota intorno alla domanda “Chi ha fatto i miei vestiti?” La risposta è una maggiore attenzione ai processi di produzione e al trattamento delle persone che lavorano nell’industria della moda.

Chiunque può partecipare attivamente alla campagna pubblicando sui proprio social una foto con l’etichetta del propri abiti bene in vista, usando l’hashtag #WhoMadeMyClothes e taggando, insieme, anche i rispettivi marchi di moda. Così si tenterà si sensibilizzare l’opinione pubblica su dove e come vengano prodotti i capi di molti brand.

L’idea di una campagna per una moda più etica nasce nel 2013 in Inghilterra. A promuoverla furono Carry Somers e Orsola de Castro dopo la morte di più di mille operai in una fabbrica tessile in Bangladesh. Da allora l’iniziativa coinvolge 86 paesi del mondo con un fitto programma di eventi. In Italia ad occuparsi della campagna è Marina Spadafora insieme ad Altromercato.

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