Christopher Kane è stato considerato l’enfant prodige della moda britannica e la sua creatività esplosiva è rimasta intatta nonostante non possa più definirsi un emergente ma un nome affermato. Le sue proposte sono originali e sorprendenti e non si sono piegate alle logiche commerciali che talvolta schiacciano nella propria morsa anche i designer più talentuosi.
Oggi il suo marchio fa parte del gruppo Kering, che possiede anche Bottega Veneta e Gucci, ma le sue collezioni sono ancora spumeggianti e dall’ispirazione ricercata, come abbiamo visto sulla passerella dell’autunno inverno 2015-16.
Di recente ha festeggiato l’apertura del primo monomarca a Londra e in quell’occasione ha rilasciato un’intervista in cui ha sparato a zero contro gli stilisti che si limitano a copiare gli spunti creativi altrui, senza sforzarsi nella ricerca di un linguaggio originale.
Kane è molto rigido, giudicando pigri gli stilisti che pur scegliendo di fare un lavoro creativo si appoggiano alla creatività di qualcun altro senza esplorare codici, messaggi e moduli stilistici in cerca di un’espressione personale. E aggiunge senza mezzi termini che “non ci sono scuse per la pigrizia.”
Eppure la moda fast lo fa puntualmente, stagione dopo stagione le grandi catene del low cost ripropongono spunti visti sulle passerelle. E meno male, aggiungiamo noi, altrimenti non potremmo immaginare di seguire la moda al suo ritmo. Olivier Rousteing, che dirige la maison Balmain, è favorevole a questa diffusione libera delle idee al contrario del collega Kane che invece si arrabbia molto.
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