Ed eccola infine approdare a Parigi, dopo aver sfilato a Londra e aver stretto rapporti intensi e duraturi con gli americani che ne ammirano estro e tagli (senza contare la scelta di Pamela Anderson come testimonial). Vivienne Westwood dimostra di aver superato il provincialismo pur anticonformista che la lega alle tradizioni inglesi, di cui permane costantemente traccia nelle sue creazioni, per volgersi a quanto di migliore la globalizzazione possa apportare ad una collezione di moda.
Nella sua sfilata parigina troviamo infatti donne che passeggiano in un passato di letteraria memoria, con stivaletti retro e riferimenti sartoriali quasi proustiani, ma con un tocco acido dato dall’immancabile gesto di ribellione che caratterizza la penna della designer ed espresso soprattutto dagli accostamenti cromatici.
L’anima profondamente british non viene mai intaccata nella sua essenza, che rimane al fondo di ogni singolo capo, ma gli abbellimenti attingono qui e là a tradizioni diverse e dissonanti – la dissonanza piace molto a Vivienne Westwood – che alla fine riescono ad accordarsi sempre sotto l’unico denominatore costituito dal marchio che del mix and match ha fatto il suo credo.
Foto da Style.com
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