Attesissima la sfilata di Valentino, dopo il turbolento divorzio da Alessandra Facchinetti della scorsa stagione: l’esordio di Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli nell’Haute Couture era la prova tanto attesa del talento dei due nuovi direttori creativi della maison. Prova superata a pieni voti, stando alle dichiarazioni dei presenti che hanno visto l’ombra di un sorriso sull’indecifrabile viso di Valentino che pare si sia recato nel backstage a sfilata conclusa per complimentarsi.
Torna tutta la tradizione del Valentino più classico – i maligni dicono stantio – con grandi rose e plissé a profusione (già visti e stravisti nelle collezioni accessori di cui i due stilisti ora a capo della maison sono stati a lungo responsabili). Non si può certo dire la sfilata brilli per originalità, è più simile invece ad un esercizio di stile, anche se di altissimo livello: un sapiente collage di stilemi tratti dagli archivi di casa Valentino.
Non mancano i drappeggi e i colletti anni Sessanta, le applicazioni di grandissime rose e il rosso, naturalmente. Emerge prepotente il ritratto di una donna elegante e classica che poco ha a che vedere con le smagrite modelle che indossano, per una volta, abiti troppo importanti per le loro gracili figurine prive di personalità. È questo, in fondo, il grande merito che bisogna riconoscere alla griffe: creano abiti per le donne, in un mondo, quello della moda e dello spettacolo, dove sembra che le donne debbano essere necessariamente ragazzine.
Alcune uscite del defilé si associano immediatamente ad abiti da principessa al ballo, non solo nei tagli e nei volumi ma anche nei tessuti, preziosi e lucenti, e per gli accessori, incrostati di cristalli e pietre. E se ai nostri giorni alla sala da ballo del castello si sostituisce il red carpet dei prossimi Oscar, possiamo scommettere che vedremo molti di questi tesori d’alta sartoria addosso alle prossime principesse hollywoodiane.
Foto da Style.it
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