Talvolta ci lamentiamo di concept troppo arditi che surclassano gli abiti in favore di trame narrative spesso sfuggenti ed eccessivamente artistiche, per un servizio moda che vuole presentare, in fondo, dei vestiti, ma che porta in primo piano tutt’altro: una modella, una suggestione o solo l’impeto del momento di uno stylist che ama sperimentare e provocare.
Allora perché quando una rivista – parliamo di Vogue – sceglie di proporre un editoriale semplice e lineare che riporti in primo piano gli abiti la si accusa di mancanza di originalità, estro, creatività?
Il servizio sotto i riflettori è sul numero di Gennaio di Vogue America, firmato da David Sims con protagoniste Jourdan Dunn e Chanel Iman.
Forse è su questo che voleva puntare la rivista diretta (ancora per poco) da Anna Wintour, più volte accusata di discriminare le modelle di colore, magari sull’onda lunga dell’elezione di Obama. Non a caso il titolo dell’issue è Change.
Aria di cambiamenti, certo, si respira da tempo: dalla politica all’economia passando per i nomi nuovi che movimentano finalmente il mondo della moda fino a qualche anno fa un po’ stantio e non ultima la rimozione di Anna Wintour dalla direzione della rivista.
Per non parlare della scelta delle modelle e di un concept senza artifici che per una volta riporta in primo piano semplicemente gli abiti.
Foto da Sans Artifice
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