Sebbene gran parte della stampa inglese avesse nutrito qualche speranza, l’occasione del trasferimento del suo flagship di Londra al numero 22 di Bruton Place non è stata sufficiente per indurre Martin Margiela a rinunciare al suo solito understatement e rilasciare finalmente qualche dichiarazione. Lo stilista belga, anche questa volta, ha riproposto se stesso e il suo essere enigmatico: nessuna intervista e tantomeno nessuna foto.
Se l’approccio di Margiela è rimasto immutato, ciò che invece sembra essere nuovo è il concept del nuovo store. Sorge al posto di uno storico negozio di cucine di cui mantiene le fattezze come relazione col passato: le vecchie mura, le originarie passate di stucco e addirittura i vecchi lavandini sulle pareti.
Quello che viene un po’ meno e che destabilizza chi ha sempre creduto nell’integrità della visione iconoclasta e anti – commerciale dello stilista belga, è la risposta ad alcune logiche tendenzialmente economiche. Addirittura il bianco salvifico che fin ora aveva caratterizzato il Margiela-mood sembra essere stato messo da parte a favore di un layout che risponde a logiche più commerciali che concettuali: spazi aperti, vetri trasparenti che offrono all’esterno una visione immaginifica del negozio, acciai scintillanti, vetrine immense, esposizioni evidenti.
Comprendiamo benissimo che la recente acquisizione da parte del Gruppo di Renzo Rosso abbia esposto la maison a normali logiche di marketing; l’importante è che resti immutata la filosofia stilistica di questo “genio invisibile” della moda.
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