Quello di cui parliamo non è l’ennesima iniziativa benefica promossa da un grande brand di moda ma un episodio che fa riflettere, al di là della posizione che si possa assumere sull’argomento. Tutto ha inizio quando Nadia Plenser, artista e illustratrice, lancia la campagna Simple Living, mirata a raccogliere fondi per l’organizzazione Divest for Darfur, in favore di un paese in cui è in atto un genocidio che – secondo le Nazioni Unite – miete ogni anno più di 300000 vittime. La Plenser adotta un metodo particolarmente forte e di sicuro impatto, promuovendo una serie di T-shirt e poster su cui campeggia l’immagine di un bambino africano che provocatoriamente è raffigurato con un cagnolino tanto simile a quelli amati da Paris Hilton e una borsa che ricorda le Monogram Multicolore di Louis Vuitton.
L’iniziativa, dai toni fortemente polemici, ha, nelle intenzioni della creatrice, l’obiettivo di denunciare un sistema per il quale Paris Hilton riceve un’attenzione mediatica infinitamente superiore rispetto a quella che concedono i grandi organi di informazione a tragedie come quella di cui è vittima il Darfur. Ma in casa Vuitton non la pensano esattamente così, tanto da denunciare Nadia Plenser per violazione dei diritti proprietà intellettuale (benché, notiamo, il monogramma LV non compaia sull’immagine incriminata) e da richiedere un risarcimento di circa 20000 dollari per ogni giorno in cui i prodotti Simple Living siano continuati a vendere. Inizialmente sembra trattarsi di un equivoco, dal momento che sul sito web di Nadia si specificava che il 30% del prezzo sarebbe stato dato in beneficienza ma, dopo l’inizio della burrasca legale, viene chiarito che questa quota corrisponde al 100% del profitto, fugando così ogni dubbio su presunte speculazioni personali dell’artista sulla campagna. Da parte della maison francese ancora nessun ripensamento.
Via TorrentFreak
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