Eccoci a parlare ancora una volta di polemiche e, trattandosi di Vogue America, di “bufere di rose”. Giusto per darsi un tocco di letterarietà che non guasta mai di questi tempi. La copertina di aprile, che ritrae LeBron James, il famoso campione di basket della squadra dei Cleveland Cavaliers, insieme ad una sofisticatissima Gisele Bundchen, sta scuotendo a quanto pare le coscienze americane e non solo quelle. Ricordate King Kong, mentre stringeva tra le sue possenti braccia una soave Jessica Lange (o se preferite, Fay Wray) sempre sul punto di svenire? Oppure la Bestia, sempre folle d’amore per la sua Belle, presa invece da dubbi amletici che le rubavano il riposo? Ecco, stando alle voci critiche che si sono sollevate in questi ultimi giorni, la foto scattata da Annie Leibovitz riprodurebbe proprio lo stereotipo razziale dell’uomo afroamericano (in canottiera e pantaloncini neri, sguardo e urlo “bestiale”) che abbraccia una donna bianca (elegante, con capelli al vento e abito verde).
Ma come? – si domandano i soliti perbenisti americani – il primo uomo nero a comparire sulla copertina di Vogue in 116 anni di storia doveva essere proprio un cestista rappresentato come un “pauroso animale”? Parafrasando uno scrittore inglese che molto spesso ci vedeva giusto, in questo caso il razzismo sembra essere più negli occhi di chi guarda la foto che nelle intenzioni della fotografa. Negli occhi dei soliti ben pensanti che vedono minacce e sottintesi ovunque, anche sotto il letto. Saremo forse ingenui o maliziosi, fate voi, ma ci sembra piuttosto che la copertina giochi, alluda e soprattutto offra con ironia e un’immancabile dose di glamour, una sorta di ricetta erotica (e volendo, perché no, anche spirituale, d’amore) con l’aggiunta di un po’ di peperoncino e una spolverata di delizioso zenzero. Una ricetta dopotutto vecchia come il mondo. Basta parlarne con una vecchia zia per averne una conferma. Si sa, da che mondo e mondo gli opposti si attraggono. La storia dell’umanità è piena di esempi. Senza fare l’elenco: la lista sarebbe più lunga delle gambe di Naomi Campbell. Che dire dunque ancora? Che sembra proprio l’ennesima tempesta in una tazza di tè (nerissimo of course).
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