Infierire non giova a nessuno, ma la mancanza d’ispirazione di Marc Jacobs, dobbiamo ammetterlo, s’è fatta viva anche sul catwalk di Louis Vuitton, sebbene qualche limite imposto dallo stile tipico della griffe francese abbia forse evitato grossi danni alla collezione. Collezione fondamentalmente chiara e luminosa ma calda nei materiali, a dispetto delle fredde tonalità dominate dal ghiaccio e dal carta da zucchero con qualche raro tocco di cammello e verde menta a profusione.
Si concentra tutta sui tagli, la vera forza della sfilata, definita dallo stesso Marc Jacobs “sculptural”. Sono tagli morbidi e fluidi ma sempre molto strutturati, soprattutto nelle linee di giacche e cappotti e pantaloni balloon. Chiara l’ascendenza degli anni ’90, che infine dopo tante timide anticipazione stanno proprio per tornare.
Lo testimoniano le lunghezze delle gonne, il minimalismo dei dolcevita in tinta unita, un certo rigore nei tagli e nell’altezza dell’orlo di gonne e pantaloni.Bizzarri i cappelli. Somigliano molto ad un fez, ma rivisitati in chiave futuristica. Stonati, rispetto alla fluidità dei capi.
Foto di Sonny Vandevelde da dianepernet
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